Testa del Mater da Verbania, in bici e a piedi
Come tradizione, alle 6:40 ci troviamo per la partenza in bici da Verbania. la pattuglia è ridotta: Lucia convocata per un evento di bike-packing in Toscana, Gilio, ahimè, convalescente per una brutta caduta.
Daniele, che vive a Cannobio, ci verrà incontro e ci troveremo verso Cannero, per fare insieme l’ultimo tratto di lungolago e imboccare la Cannobina, che percorreremo fino allo spartiacque con la Vigezzo. Dopo le grandi piogge, l’aria della Val Cannobina è fresca, quasi fredda; il verde intenso dei versanti si interrompe, qua e là, dove crosciano argentee cascate o dove placide pozze si offrono allo sguardo fugace dei ciclisti.
Ma levando il guardo sopra il verde dei boschi, ecco le vette, ancora algide di neve: ecco la Piota, ecco i Gridoni; deh, la Zeda e i monti della Valgrande!
A Finero tappa al baretto; dopo il caffè, in un baleno siamo al Passo dello Scopello, ribattezzato “Passo Marco Pantani” dai tifosi, che gli hanno pure dedicato una stele.
Stefano e Graziella hanno posteggiato al Pian dei Sali, poco sotto; “venite, venite!” gli gridiamo dal Passo. Paolo ed Elena, che hanno messo la macchina sul lato vigezzino, ci raggiungono dall’altro versante. Così il gruppo si compatta e si avvia per la mulattiera, mentre Daniele rientra a Cannobio. Dopo boschi e piccoli alpeggi (Orsera, Monte Oro) facciamo tappa alla cappella di Group, da cui si ammira, nella sua vastità, la Val Vigezzo; procediamo poi lungo la cresta occidentale della Cima, la cui vetta ci lasciamo appena a sinistra, proseguendo sul crinale che conduce al Mater (1846). Qui consumiamo il frugale pasto, poi ripartiamo, rimanendo sulla sottile dorsale che, piegando a Sud, conduce alla Cima della Forcola, dalla quale ammiriamo la testa della Val Loana e le vette innevate del settore Nord della Val Pogallo.
Da qui, su ripidi sentieri, scendiamo al passo della Forcola, pieghiamo a sinistra e imbocchiamo un sentiero che ci conduce per bei boschi, e alpeggi dai nomi curiosi (Alpe Oro di Giove; Chiarone; Alpe Bisà) e ci riporta a Pian dei Sali aggirando la Testa del Durone. Tra Chiarone e Fela, in una fitta faggeta, traversiamo il torrente dove forma una specie di orrido: le enormi rocce affioranti deviano le acque, formando cascate e limpide pozze, che si inseguono verso valle.
Quando la realtà supera le aspettative, come oggi, è sempre un successo.
A piedi: Graziella Grignaschi, Elena Schiavi, Daniele Ballardini, Stefano Dellamora, Paolo Schiavi; in bici da VB: Giuseppe Coduri, Carlo Ruga Riva; solo bici: Daniele Mignona.